in

I salari in Italia nel settore della metalmeccanica

In Italia l’industria metalmeccanica occupa circa 1.600.000 addetti, è uno dei settori più importanti della nostra economia. Approfondiamo il tema dei salari dei lavoratori metalmeccanici.

Il tema del costo del lavoro e dei salari è sempre molto discusso in Italia. Negli ultimi tempi si torna spesso a parlare di provvedimenti come il salario minimo. In molti paesi europei vige un salario minimo universale e l’Italia rappresenta una delle eccezioni in questo quadro. Ogni settore economico ha i suoi specifici contratti, che regolano la retribuzione. Un comparto particolarmente importante da osservare è quello dell’industria metalmeccanica.

 

L’industria metalmeccanica in Italia

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, in Italia l’industria metalmeccanica occupa circa 1.600.000 addetti. L’Italia è al secondo posto per il numero di occupati nel settore metalmeccanico, subito dopo la Germania. Secondo Federmeccanica questo è un dato estremamente rilevante, perché si stima che questo comparto produce una ricchezza di circa 110 miliardi di euro, esportando beni per ben 200 miliardi euro. L’attivo dell’interscambio di questo settore, corrispondente a 50 miliardi di euro, riequilibra la bilancia commerciale italiana, più debole su altri fronti come quello del settore energetico e agro-alimentare.

Il lavoro nell’industria metalmeccanica

Chi lavora nel settore metalmeccanico generalmente si occupa di trasformazione del metallo attraverso lavorazioni meccaniche. Questa lavorazione prevede tanto la trasformazione di metalli in componenti, oppure in prodotti finiti. Il lavoro si tiene generalmente in fabbriche, fonderie e officine meccaniche. Tra le principali mansioni da svolgere per chi lavora in questo campo troviamo la programmazione e la messa in funzione di macchinari che lavorano le componenti metalliche, occupandosi della loro fusione, della loro rifinitura e del loro assemblaggio. In alcuni casi è richiesta una parziale lavorazione manuale da parte del lavoratore. I lavoratori spesso si occupano anche del carico e dello scarico dei prodotti, o di valutare la loro qualità. In molti casi si occupano di condurre o di supervisionare il funzionamento dei macchinari industriali, programmando anche computer e strumenti robotizzati.

Questo tipo di lavoro è usurante sotto diversi punti di vista. Richiede grande impegno fisico e implica alcuni rischi per la salute: si ha a che fare quotidianamente con componenti incandescenti, carichi pericolosi, strumenti taglienti e macchinari molto rumorosi.

I salari nell’industria metalmeccanica

Nella metalmeccanica troviamo molte figure professionali specifiche, con diverse mansioni e responsabilità: tecnici, operai, responsabili e progettisti. Ovviamente i salari variano molto a seconda della specializzazione e del livello d’inquadramento.
Secondo quanto stabilito nel Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Metalmeccanica – Industria, il salario minimo mensile per l’inquadramento contrattuale tra operai è di 1266,57 euro, equivalenti a 7,32 euro all’ora. Per i quadri questo arriva a toccare quasi il doppio con 2.153,54 euro al mese, l’equivalente di 12,45 euro l’ora.

Con il rinnovo del Contratto Collettivo, entrato in vigore a partire dal 2021, si è assistito a una modifica della classificazione dei lavoratori. È stato eliminato il primo livello, facendo passare i lavorati del primo livello a quello superiore. Inoltre, questa modifica ha portato a una classificazione unica che comprende 9 livelli d’inquadramento, da D1 a A1. Questi livelli si articolano sulle responsabilità di ruolo da D ad A. D1 e D1 sono infatti ruoli operativi, mentre C1, C2 e C3 rappresentano dei ruoli tecnico-specifici. B1, B2 e B3 rappresentano ruoli specialistici e gestionali, e infine, A1 rappresenta ruoli di gestione del cambiamento e innovazione.

Inoltre, all’ultimo rinnovo del CCNL è stato fissato anche un incremento degli stipendi minimi al 6,15%, in modo tale da adeguare i trattamenti salariali all’indicatore IPCA (Indice dei prezzi al consumo). L’incremento è stato distribuito in 4 tranches a partire dal giugno del 2021 fino al giugno del 2024.

I lavoratori che maturano più anni servizio nella medesima azienda hanno diritto a uno scatto di anzianità. Questo aumento ha un’incidenza sullo stipendio ogni due anni, a partire dal mese successivo rispetto a quello in cui si compiono i due anni di anzianità. Un lavoratore potrà beneficiare al massimo di 5 scatti di anzianità, ovvero quelli maturati nei primi 10 anni di lavoro. Lo scatto di anzianità corrisponde a un aumento mensile che va dai 21,59 euro ai 40,96 euro al mese, dipende dall’inquadramento del lavoratore.

Inoltre, questi contratti prevedono anche la tredicesima, ovvero una mensilità supplementare rispetto alle 12 annuali, erogata ogni anno alla vigilia di Natale. Vi sono anche diversi premi di risultato, da erogare a seconda della produttività, della redditività, della qualità e dell’efficienza del lavoro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.