Imprenditoria femminile
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Donne e imprenditoria in Italia

Sono poche le donne imprenditrici. In Italia rappresentano meno del 20% dell’imprenditoria. La situazione è problematica, ma non mancano esempi virtuosi.

Sono poche le donne imprenditrici a livello globale. In Italia rappresentano meno del 20% dell’imprenditoria del paese. La situazione è problematica, ma non mancano degli esempi virtuosi in diversi settori. C’è bisogno di un cambiamento strutturale e di un nuovo approccio.

 

Le donne e il lavoro nel mondo

Buona parte della forza lavoro nel mondo è composta da uomini. Sempre a livello globale, si riscontra che, in molti casi, a parità di mansioni, le donne guadagnano meno dei loro colleghi uomini. La cosa diventa ancora più problematica se si guarda alle gerarchie aziendali. Il numero delle donne che raggiunge ruoli dirigenziali in ambito aziendale è esiguo, sebbene in crescita in diversi settori. Per quello che riguarda l’imprenditoria, le cose non vanno meglio. In questo contesto, un dato che colpisce è che in Europa e Nord America oggi la situazione è peggiore che altrove. Solo un imprenditore su sei è donna. In continenti come l’Asia e l’Africa, invece, l’imprenditoria femminile sta crescendo, anche in modo significativo. Paesi come il Ghana, l’Uganda e il Botswana sono i primi tre mercati mondiali per tassi di proprietà imprenditoriale femminile. Lo sviluppo economico di un paese sembra influenzare poco l’accesso femminile all’imprenditoria, anzi. La necessità spesso è un fattore determinante per le donne che iniziano una nuova attività.

 

L’imprenditoria femminile in Italia

L’Italia è in linea con il quadro Occidentale, pur presentando alcune criticità piuttosto gravi. Secondo l’ultimo rapporto Eurofund, l’Italia è il paese europeo con il più basso tasso di partecipazione femminile al lavoro subito dopo Malta. Solo il 54,4% delle donne italiane lavora, rispetto a una media europea del 63,5%. In testa alla classifica troviamo la Svezia, paese in cui il 77,6% delle donne risulta avere un’occupazione. In questo quadro, l’imprenditoria femminile italiana soffre proprio uno svantaggio strutturale di fondo.

 

I numeri dell’Imprenditoria femminile italiana

Secondo l’osservatorio di UnionCamere, alla fine del primo trimestre 2021 in italia si contavano circa 1.330.000 imprese a guida femminile. Questa cifra corrisponde pressappoco a un quinto del sistema produttivo italiano. L’imprenditoria femminile si concentra soprattutto su precisi settori: wellness, sanità, moda, istruzione, assistenza, turismo e cultura. Le regioni in cui l’imprenditoria femminile ha maggior peso sul tessuto economico locale sono Molise, Basilicata e Abruzzo. La Lombardia è ai primi posti in assoluto come numero di imprenditrici donne, ma in proporzione il Mezzogiorno vanta il numero più alto di donne imprenditrici in Italia. Non solo, ma si registra anche un 9,8% di imprenditrici donne del sud che si spostano per fare impresa al centro-Nord.

 

I punti forti e i punti deboli dell’imprenditoria femminile italiana

Le imprenditrici italiane sono sempre meno “stanziali”, e non solo. Si distinguono per l’attenzione che riservano all’impatto socio-ambientale delle loro attività e per le iniziative di welfare aziendale messe a disposizione per i loro dipendenti. Si punta molto sulla “corporate social responsibility”. Il 31% delle aziende italiane guidate da donne ha infatti all’attivo dei progetti di protezione ambientale, il 70% dei progetti di welfare aziendale. Tuttavia, solo il 19% di queste aziende ha adottato piani in linea con i piani di sviluppo per l’industria 4.0. Le imprese a conduzione femminile risultano poco digitalizzate rispetto alla media. Anche dal punto di vista dell’export si registrano carenze strutturali. Solo il 9% delle imprenditrici guida business internazionali.Le imprenditrici puntano molto sulle relazioni personali e sul creare reti forti di collaboratori e di stakeholder. Puntano molto alla valorizzazione del personale con cui collaborano, sulla preparazione dei dipendenti (la quota dei laureati nelle imprese a guida femminile è del 41% rispetto al 38% delle altre imprese).

Tuttavia, restano diversi problemi strutturali da affrontare. Sempre secondo UnionCamere, la maggior parte delle imprenditrici si sente avversata dal fisco (49%), dalla burocrazia (37%) e dalla situazione economica generale (21%). Andando più a fondo, la questione diventa poi ancora più complessa. Sono ancora poche le donne che in Italia acquisiscono titoli in ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Inoltre mancano proprio role model al femminile, capaci di ispirare altre donne. Eppure, storie di successo imprenditoriale al femminile ci sono, è tempo che vengano messe sotto nuova luce.

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