cryptovalute e fisco in italia
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Cryptovalute e fisco in Italia

Nell’ultimo biennio abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del mercato delle cryptovalute: secondo l’indice composito elaborato da ChainAnalysis l’utilizzo delle cryptovalute è aumentato di 25 volte tra la fine del 2019 e la metà del 2021. Il successo di Bitcoin e delle cryptovalute in generale, deriva dal fatto che l’innovativa tecnologia utilizzata, ovvero la blockchain, rende i pagamenti e i servizi finanziari più accessibili, più veloci e meno costosi. Investire in crpytovalute, però, vuol dire anche avere la consapevolezza di essere assoggettati ad obblighi nei confronti del Fisco.

Quali norme regolamentano la tassazione delle cryptovalute in Italia?

Fino ad ora in Italia, nonostante la grande portata del fenomeno, il legislatore non si è ancora espresso con una normativa specifica in merito alla tassazione delle cryptovalute. L’inquadramento fiscale applicato alle cryptovalute, quindi, deriva da interpretazioni di prassi che molto spesso sono causa di incertezze tra i possessori. In particolare, è stata l’Agenzia delle Entrate ad intraprendere un percorso interpretativo, la quale con la risoluzione n.72/E/2016 ha ritenuto le cryptovalute equiparabili alle valute estere. L’assimilazione delle cryptovalute ad una valuta estera porta con sé degli obblighi relativi al monitoraggio fiscale e comporta, come vedremo meglio più avanti, che il sistema di tassazione applicabile è quello relativo all’articolo 67 del TUIR il quale al comma 1 lettera c-ter afferma che: “costituiscono redditi diversi imponibili le plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di valute estere, oggetto di cessione a termine o rivenienti da depositi o conti correnti”.

Obbligo di dichiarazione nel quadro RW

I detentori di cryptovalute sono obbligati a compilare il quadro RW nel momento in cui presentano la dichiarazione dei redditi. Bisogna indicare l’ammontare posseduto indicando il controvalore in euro della valuta detenuta al 31 Dicembre. L’obbligo di dichiarazione non prevede una soglia minima sotto la quale si è esenti e la presentazione della dichiarazione non comporta il pagamento dell’imposta se non ne sussistono le condizioni.

Ma cosa succede se non si compila il quadro RW?

L’omessa o irregolare compilazione del quadro RW prevede una sanzione che va dal 3% al 15% del valore delle cryptovalute non dichiarate.

Quando le cryptovalute sono tassabili?

Il ciclo di vita di una cryptovaluta è composto da tre momenti fondamentali ovvero la creazione o mining, il deposito (che può essere presso un exchange o un wallet di cui si detengono le chiavi private) e lo scambio. Quest’ultimo momento del ciclio di vita di una cryptovaluta rappresenta il momento impositivo e cioè nel momento in cui viene scambiata con altra valuta, sia tradizionale che digitale, essa diventa oggetto di tassazione. È sempre cosi? Ogni scambio viene tassato? La risposta è No! È prevista la tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione di cryptovalute quando la giacenza media di tutti i depositi complessivamente intrattenuti nell’anno di riferimento sia superiore ad euro 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi consecutivi nel periodo d’imposta. Il controvalore va però calcolato al tasso di cambio al 1 Gennaio dell’anno in cui si verifica il presupposto di tassazione. A tali plusvalenze si applica un’imposta sostitutiva del 26%.

Facciamo un paio di esempi per chiarire meglio:

  • supponiamo di aver acquistato l’equivalente di 55.000€ di Bitcoin a Luglio e di non aver compiuto nessuna azione fino a fine anno. In questo caso non bisogna pagare nessuna imposta perché non esiste il presupposto impositivo in quanto non è stata fatta nessuna vendita. Se decidessi di vendere dovrò verificare se è stata superata la soglia applicando il cambio al 1 Gennaio. Ipotizziamo che i miei Bitcoin al 1 Gennaio avevano un controvalore in euro pari a 40.000€ ed io li ho rivenduti per 60.000€: in questo caso la soglia non è stata superata quindi non dovrà essere pagata l’imposta sulla plusvalenza anche se è stato effettuato lo scambio.
  • ora immaginiamo invece di aver acquistato l’equivalente di 55.000€ di Bitcoin a Luglio e di averli rivenduti a Settembre incassandone 80.000€. Bisogna pagare l’imposta sulla plusvalenza? Verifichiamo le condizioni: ipotizzando un tasso di cambio al 1 Gennaio pari a 60.000€ scopriamo che la soglia è stata superata ed avendo mantenuto il deposito per oltre 7 giorni consecutivi, bisognerà pagare l’imposta sostitutiva del 26% sui 25.000€ che costituiscono la plusvalenza.

Il tema delle cryptovalute ed in particolare della loro tassazione è un tema in continua evoluzione per cui è sempre bene rivolgersi a dei consulenti esperti per evitare di incorrere in sanzioni indesiderate.

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Foto di David McBee da Pexels

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