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Quando si parla di terre rare ci si riferisce a quei metalli che sono essenziali per realizzare prodotti tecnologici di ultima generazione. Tra queste possiamo annoverare elementi come il cerio, il lantanio, il terbio, il promezio, lo scandio, l’ittrio, il lutezio, e non solo. Individuare questo tipo di minerali non è semplice. Inoltre, il loro utilizzo passa per processi estrattivi che hanno un grande impatto ambientale a livello globale.
Cresce la richiesta di terre rare
Con la crescita della popolazione mondiale e con l’aumento della domanda di prodotti tecnologici cresce anche la richiesta di terre rare. Si stima che nei prossimi anni il loro valore crescerà in modo significativo. Tuttavia, l’Unione Europea importa la quasi totalità delle terre rare utilizzate per le tecnologie prodotte nel Vecchio Continente. Per l’Italia la situazione non è molto differente, eppure nel nostro paese ci sono diversi giacimenti di terre rare.
Le terre rare, una questione economica, ambientale e geopolitica
La corsa alle terre rare è una delle questioni più calde del nostro tempo, con vari risvolti, non solo economici, ma anche ambientali e sociali. La questione del possesso e dell’estrazione delle terre rare tocca direttamente diversi assetti geopolitici internazionali. In un certo senso, durante il periodo della pandemia abbiamo già assistito a una prima “crisi dei microchip”. La stragrande maggioranza dei microchip diffusi a livello mondiale vengono prodotti in Asia, utilizzando le terre rare. L’Europa si è rivelata completamente dipendente dal mercato asiatico.
Dove si trovano le terre rare?
La nazione che detiene la porzione maggiore di riserve di terre rare a livello mondiale risulta essere la Cina. Si stima che il paese del Dragone conti riserve di terre rare per 44 milioni di tonnellate, pari al 60% del totale delle terre rare attualmente identificate sulla crosta terrestre. La ricerca di questi materiali è costante e la loro estrazione passa per sistemi sempre più sofisticati. Tra i paesi che più si stanno distinguendo nella corsa alle terre rare possiamo annoverare il Vietnam, che ha individuato circa 22 milioni di tonnellate di questi minerali sul suo suolo, seguito dal Brasile, che vanta una cifra simile. Al terzo posto troviamo la Russia, con 12 milioni di tonnellate di terre rare e l’India con 6.9 milioni di tonnellate. Gli Stati Uniti d’America arrancano un poco in questa competizione globale, attestando solo 1,4 milioni di tonnellate di terre rare sul territorio nazionale. Ovviamente, bisogna sempre considerare che esiste una differenza sostanziale tra riserve e miniere. L’estrazione di questi materiali implica, infatti, investimenti costosi e grandi responsabilità dal punto di vista della sensibilità ambientale.
L’Europa e il mercato delle terre rare
L’Europa non può tirarsi fuori dalla corsa alle terre rare. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha più volte sottolineato quanto il litio e altre terre rare diventeranno centrali per lo sviluppo tecnologico europeo. Occorre quindi che l’Europa diventi maggiormente autonoma nella ricerca e nell’estrazione di questi preziosi minerali.
Le terre rare in Italia
In Italia sono stati individuati diversi siti che potrebbero rappresentare importanti riserve di terre tare. Il nostro paese è tendenzialmente povero di materie prime, ma ricco di bacini di antimonio e di titanio. Portare avanti questo tipo di ricerche risulta però complesso per diversi motivi, in primo luogo politici, sociali e culturali. Gli italiani non vedo di buon occhio gli scavi sul loro territorio e temono le conseguenze ambientali dell’estrazione mineraria. Questo timore non è ingiustificato, dal momento che questo tipo di scavi ha un impatto ambientale da non sottovalutare. Le scelte da intraprendere in questo senso non potranno essere rimandate ancora a lungo, l’Italia e l’Europa dovranno prendere una posizione chiara in materia.
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