Unicorno
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Da start-up unicorno a start-up centauro

Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare molto spesso di “start up unicorno” come ideale regolativo del successo di un’impresa. Le cose però stanno cambiando.

Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare molto spesso di “start up unicorno”. L’espressione affonda le sue radici nella mitologia, nella leggenda e nell’iconografia pop. L’unicorno è una creatura mitica, simbolo di forza e di libertà. In ambito finanziario si sono guadagnate il soprannome “unicorno” tutte quelle start-up che sono riuscite a raggiungere una valutazione di mercato che supera il miliardo di dollari, diventando l’ideale più alto di successo di una giovane start-up. Eppure qualcosa sta cambiando. Oggi sentiamo parlare di “start-up centauro”.

 

Le start-up unicorno

Il termine “start-up unicorno” è stato utilizzato per la prima volta nel 2013 da Aileen Lee, fondatrice di Cowboy Ventures, un nuovo fondo di venture capital. Il fenomeno è stato molto discusso e continua a esserlo. Secondo alcuni esperti infatti, le start-up unicorno altro non sono che il risultato dell’innovazione e del progresso tecnologico vissuto negli ultimi decenni, per altri analisti meno ottimisti rappresentano invece il segno di un’imminente bolla del settore.

Diventare una start-up unicorno non è per nulla semplice. Secondo i dati, un’azienda che entra nel mercato oggi ha solo lo 0,000006% di possibilità di trasformarsi in un “unicorno”. E questo, in media, non avviene prima che passino sette anni dall’ingresso sul mercato. Inoltre, è importante tenere da conto che la valutazione degli unicorni viene fatta da investitori e venture capitalist che generalmente partecipano al finanziamento delle società. L’unicornità di una start-up non è quindi necessariamente legata alle sue effettive performance finanziarie. Il valore di queste società si basa principalmente sul loro potenziale di crescita.

 

Come si diventa unicorni?

Alla base della rapida crescita delle start-up unicorno ci sono diversi fattori. Il primo è sicuramente l’adozione della strategia “diventa grande velocemente”. Questa consiste in una rapidissima espansione che passa per grandi round di finanziamento, puntando su una riduzione dei prezzi estremamente competitiva. Questa riduzione dei prezzi permette di scalzare tutti i concorrenti sul mercato, affermandosi nel minor tempo possibile. Fondamentale in questo contesto anche il vantaggio tecnologico. Puntare su tecnologia e sviluppo diventa un elemento necessario per ottenere grandi vantaggi in tempi brevissimi. Un ottimo esempio in tal senso può essere Facebook, il più grande unicorno degli anni Dieci del nostro secolo.

 

La valutazione delle start-up sta cambiando: arrivano i centauri

Negli ultimi anni gli unicorni hanno rappresentato l’ideale regolativo del successo delle giovani start-up. Tuttavia, le cose stanno lentamente cambiando, assumendo prospettive più concrete, basate più sul fatturato effettivo che sulle valutazioni dei venture capitalist. Pandemia, guerra, inflazione, nuova politica monetaria e crisi energetica stanno modificando moltissimo l’approccio al business di molti investitori. Il sito Techcrunch vede la fine del colorato mondo degli unicorni e si parla già de “L’era dei centauri”. Con questa espressione si indicano le società in grado di avere ricavi ricorrenti da 100 milioni ogni anno. In tempo di crisi non si guarda ai finanziamenti ottenuti da una start-up, ma alla sua capacità di stare in piedi autonomamente e in modo saldo all’interno del mercato. Questo cambio di prospettiva è fondamentale per evitare lo scoppio di una nuova bolla, che potrebbe avere esiti piuttosto dannosi per l’economia globale.

Inoltre, questo cambiamento è molto significativo per le start-up europee, in particolare per quelle italiane. Il mercato europeo non ha mai goduto di grandi round di investimenti da parte di grossi venture capitalist come è avvenuto negli USA e in Asia. Tuttavia, sono riuscite a posizionarsi bene nel loro settore di riferimento. Nella crisi si presentano nuovi modelli per le imprese europee.


Photo Credits:
Foto di Bicanski per Pixnio

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